lunedì 12 marzo 2007

THE 69 EYES - ANGELS

Premessona
Abbiamo molti motivi per detestare gli Americani, oltre che per il fatto che è facile prendersale con i potenti. Un motivo di carattere culturale è che se tu vuoi diffondere quello che crei negli States, devi adattarti e plasmarti ai loro gusti e al loro stile. Se è vero che l'America è il paese che ha dato una scossa alla musica moderna, tanto per dirne una, è anche vero che ormai i prodotti musicali (e non solo) made in USA sono estremamente poveri e standardizzati, e si diffondono solo perchè, ehi, sono ammmmmmmmmmmericani, con tutto quello che significa (majors, pubblico, mercato, dollaroni, imprenditorialità, and so on...).

Perchè questa premessona prima di accingerci alla recensione giocosa dell'ultima fatica (?!?!?!?!) di 69 Eyes? Perchè quello che temevamo è successo. Zio Sam chiama e Jyrky risponde. Tremate.

Per carità, ANGELS è un prodotto ben confezionato. Tralasciamo l'ironia con cui questi ragassuoli finlandesi hanno intitolato il loro CD, quando il precedente si chiamava DEVILS. Siccome oggi sono in vena di qualche carineria (ma ne ho in quantità ridotta), mi accingo a credere che l'antagonismo sia voluto: quello era l'ultimo album improntato sonorità goth (già abbastanza diluite, in verità). Ora siamo angeli (in senso di losangelenos: Los Angeles è fra l'altro quasi il tema conduttore di questo album) e facciamo rocchenrolle come piace ai figli di Bush.

Sì, non strappatevi i capelli, non incidetevi le carni, ma i nostri amati 69 occhi hanno mandato definitivamente affanzum la loro dark soul per un sound decisamente più glam/hard rock con qualche venatura garage, a ricordo dei loro esordi. Il look perennemente da goth-maranza non li salva da una palese ammissione di colpa: si sono venduti.

E poichè di un loro eventuale successo a stelle e strisce nulla me ne viene, nulla me ne cala, io protesto. Protesto contro un prodotto troppo studiato a tavolino. Contro una svolta che urla "quattrino" a pieni polmoni, e che mette in fila in nostri finnici sulla mensola insieme ai vari inutili Evanescence, My Chemical Romance, etc. etc. etc. Una protesta che prescinde dall'onestà del prodotto. Visto fra l'altro che nei suoi momenti migliori il CD ricalca ai limiti del plagio vecchi episodi del passato ("Wings and Heart" è un incrocio genetico tra "Crashing High" e "Wrap your troubles in dreams"... Ehy, ragazzi, ho in mente una canzone che secondo me funzionerà benissimo!!! ... mi sembra di averla in testa da sempre!!!! Ma dai!). "Perfect Skin", che già da mesi ci baccagliava, va giù liscia come un bicchiere d'acqua zuccherata, sembra tanto una vamp song ed è in realtà roba da modelle patinate. "Never say die" vorrebbe rinverdire una certa macabra ironia, ha il solito pattern tipico dei 69 Eyes dei tempi di "Paris Kills", but it's only rock'n'roll.

Tuttavia è già chiaro tra le righe che questo CD farà il botto. Se i 69 Eyes non sono mai stati dei puristi affrancati dal mercato, e già con DEVILS avevano fatto intendere una possibile svolta più commerciale, è palese che l'amalgama con cui è stato inciso ANGELS è fatto di sound vincenti, testi easy, atmosfera on the road, glam sex patinato per conigliette e stalloncini, una giusta alternanza di canzoni tirate e ballads (avete letto bene, non canzoni dark-depressive-decadenti... dei veri e propri lenti strappalacrime come "Sea of Fate" che, mamma mia, farebbe diabetizzare anche Gigi D'Alessio). Orecchiabile, divertente, ma totalmente senza mordente. Senza la vecchia ironia di chi scherza su se stesso, sul suo personaggio e sulla sua musica perché non ha niente da perdere. Peccato.

ANGELS deve vendere e venderà. Non l'ultimo degli album fatti con questo scopo, né uno dei peggiori. Ma annnoi ci piacevano più dark e cattivi.

Nessun commento: