martedì 29 gennaio 2008

MINESTRINA RISCALDATA

C'ho provato, a non buttarmi su un post sociopolitico, e a non snocciolare un po' di luoghi comuni. Ma il mio spirito salottista ha avuto la meglio, per cui eccomi qua. Mi giustificherò dicendo che la situazione italiota è talmente cupa che pare partorita dalla mente del goticone più depresso. Quindi degna di rientrare in questo blog.

In realtà il fatto è che, al di là di tutte le utopie, le lamentele, le opinioni, le analisi e le pippe, finiremo di nuovo a parlare di minestrina riscaldata, oltre che a nutrircene. Robe che girano da quando son piccina, e la Berta filava (ma detto tra noi, questa Berta...).

So che non c'è niente di maturo ed oculato in quello che sto per scrivere, sto solo per dare sfogo alla parte più semplice che c'è in me, quella da mercatino rionale, e non posso frenarmi dal dire che l'idea che torni al potere la Destra amica dei preti e degli industrialotti arrivisti non mi piace per niente. A prescindere. Se in tutto 'sto brodo c'era per forza da piglialla in culo, preferivo piglialla in culo dai compagni. Sai com'è.

(... E detto ciò, se qualcuno si prova ad appiccare un flame politico, gli spezzo le braccine... in barba alla tolleranza...)

giovedì 17 gennaio 2008

CRONACHETTE DI UN LAVORO SPORCO

... e se pensate che vi tedierò ancora con episodi dal mondo del grullaio... SBAGLIATE DI GROSSO!

UN LAVORO SPORCO




Una piacevole scoperta per quello che sta diventando uno dei fenomeni letterari d'oltreoceano. Tra Gaiman e i Monty Pyton, l'autore Christopher Moore intesse una storia fatta di mitologia, humor nero e romanzo di formazione, in un linguaggio frizzante e scorrevole come non se ne leggeva da tempo.

Charlie è il classico giovane paparino medio che, colpito da un gravissimo lutto e rimasto solo con la sua piccola creatura Sophie, scoprirà di essere alle dipendenze della Morte stessa, mentre dall'Oltretomba le più malvagie divinità si risvegliano, decise a prendere in mano le redini del mondo dei vivi.

La lettura supera ogni aspettativa. Il libro è "cattivo" senza essere eccessivamente trasgressivo. I piani della fantasia e della realtà sono perfettamente intrecciati. Si prova suspense mentre si ride. E ci si commuove mentre ci si diverte. E poi diciamolo, specialmente per le anime oscure l'argomento è un must... non ha caso uno dei personaggi è una giovane darklady...


The Goth Box lo consiglia perchè: ma per lo scheletro in copertina, è ovvio!


CRONACHETTE




Corposa raccolta di strisce, dallo stile minimalista e un po' visionario, che raccontano dell'esperienza di vivere con un gatto. Dialoghi surreali, situzioni statiche ma piene di ironia, che chi già convive con una o più di queste bestiole conoscerà molto bene: la loro capacità di essere magici e furbissimi, saggi ma irruenti, affettuosi ma spregiudicati. Uno spicchio, insomma, di sincero mondo felino che secondo me toccherà anche il cuore di chi (ancora) non ha qusta immensa fortuna: farsi amare da un gatto.

The Goth Box lo consiglia perchè: cosa c'è di più dark di un gatto nero?

martedì 15 gennaio 2008

QUALCOSA CHE SIA QUALCOSA - Horror vacui vincit omnia

Sono ossessionata dal senso, e dalla mancanza di esso nella maggioranza delle manifestazioni "metà fisiche" che ci circondano. Per me tutto deve avere uno scopo, un significato, un utilità e perchè no? una sorta di compenso. Compenso fa rima con senso, dev'essere quello il motivo.

E' ovvio che gran parte delle attività di cui riempio la mia giornata non hanno nessuno delle 3 + 1 caratteristiche, tranne, per alcune eccezioni, il compenso.

Il vuoto mi spaventa. Il pensiero che al mondo esistano realtà, sotto qualunque forma, che non hanno significato, che non sono "qualcosa", potrebbe non farmi dormire la notte... per fortuna, piglio le pasticche.

Sarà un inconscio bisogno di darmi tremendamente importanza? Sarà la mia natura intrinsecamente surreale et filosofica? Non è che cerchi proprio l'anima dietro la ciabatta o nella tastiera di questo PC: è quanto il non volermi permettere, che ne so, un pomeriggio di giramento di pollici e sguardi al muro, perchè, ah, miodddio, è peccato!

Forse in una vita passata ero Calvinista. Forse ho visto quelle solite cose che voi umani manco immaginate (e manco ve ne importa). Così mi devo convincere che ogni cosa che faccio possa servire, avere uno scopo, e giustificarmi. Di cosa ancora non lo so, ma certo non mi adopererò troppo in fretta per scoprirlo. Allora sì che potrei avere brutte sorprese.

mercoledì 9 gennaio 2008

DISCUSSIONE SUI MINIMI SISTEMI (DI VITA)

Anche se non è l'intento primario di questo blog, a volte mi lascio coinvolgere, senza troppe metafore, dai più brutti aspetti della realtà quotidiana, e non posso fare a meno di lasciarne traccia.

Sappiamo che di questi tempi la vita non è facile per nessuno, soliti eletti esclusi. Ma vedere una signora dell'età di mia mamma, ergo non più giovanissima, fare la facchina per la DHL, fa riflettere.

Non è facile spiegare perchè lei mi "commuova" più della ragazzona che c'era prima, che pure trottava tutto il dì infagottata in quella antiestetica tuta, agli antipodi di ogni concetto non solo di femminilità ma di dignità, solo perchè i nostri pacchi potessero arrivare alle ore 9 del giorno seguente (ma davvero abbiamo bisogno di simili servizi QUOTIDIANAMENTE?). Non so spiegare perchè quella signora mi dia più l'idea di non esser lì per scelta ma per puro, impellente, pressante bisogno. Come se avesse altre possibilità, ma non le venissero concesse perchè ormai ha superato quella certa età in cui si è impiegabili e produttivi.

Forse non c'è niente da spiegare. Il "giusto" non esiste, se non nella nostra testa.

lunedì 7 gennaio 2008

HALLOWEEN by Rob Zombie




Ho una passione per Zombie regista, e si sa. Per fortuna non sono costretta a scrivere cose non vere e a sperticarmi in lodi immeritate, quando parlo dei suoi film. I suoi film parlano da soli. Sono belli, sono violenti, sono cattivi. Hanno un messaggio, cosa assai rara nel genere horror e splatter. Sono studiati, come si può studiare la realizzazione di un quadro. Non sono solo macchinette per far soldi. Agiscono sul pubblico come una specie di cazzotto sul naso. Magari c'è gente insensibile ai cazzotti sul naso. Ma il sangue che ne esce è copioso, credetemi.

Zombie non tradisce neanche quando affronta una delle imprese più ostiche per un regista: il remake. E il remake di un culto. Come dire: buttiamoci da una rupe e vediamo che succede. E succede che il buon Rob piroetta nell'aria e poi cade in piedi. Fa un film bello quanto l'originale: gli rimane fedele, eppure se ne discosta, lo approfondisce con rispettosa riverenza, lo umanizza, lo incupisce e lo ri-colora. Lontano dalla mattanza voyeristica e visionaria delle sue precedenti pellicole, Zombie pennella sì la sua ultima fatica di sangue e violenza, ma in modo paradossalmente quasi "delicato" rispetto alla prospettiva di uno slash movie realizzato con le possibilità di oggi, e con intenti magari più furbetti. All'impatto puramente scenico ha invece sostituito una storia. Una storia che a differenza dell'originale si chiude, in modo magistrale, e si trasforma in un episodio simbolico di disumanità ai margini di un mondo fin troppo ordinario, piuttosto che in un'infinita manifestazione del sovrannaturale.

L'urlo finale della giovane Boo/Laurie non lascia certo presagire un happy ending fuori dalla pellicola. E' lo stesso urlo di Meyers da piccolo. E' lo stesso urlo di lei da bambina, quando viveva ignara in una famiglia scalcinata e ne subiva incosciamente le violenze. Mike, oltre che un serial killer, pare l'emblema di un destino a cui non si può sfuggire.

La regia di Zombie è anti-poesia. Ogni dettaglio è sporco, eppure ricercato. L'atmosfera è forte e tesa per tutto il film. E non si scioglie neanche con i titoli di coda. Ancora una volta Rob ci ricorda che i mostri sono tra noi. E visti i tempi, messaggio non è mai stato più vero.