mercoledì 23 luglio 2008

INCOMPRESA

Ho appena scoperto che mia mamma usa il libriccino con gli stralci delle mie poesie per fermare la finestra di camera mia quando dà aria alla stanza.

Per il dolore mi sgorgano così due strofette dal cuore, tra Bluvertigo e Max Gazzé:

"L'abitudine genera complessi,
non troppo musicali."


D'altra parte si sa, le mamme ci vorrebbero tutti ragionieri, al massimo avvocati...

lunedì 21 luglio 2008

ANIMAL FEROX

Non ridete con me, ridete di me.
Però, prima del fatto, la premessa. Il mio affetto per gli animali ha qualcosa di patologico. Io salvo gli scarafaggi dalle grinfie delle colleghe, e vado in brodo di giuggiole davanti a cani, gatti, coniglietti, criceti, delfini, orsi... (di questi ultimi non è che mi capiti di vederne spesso, ma considerate che ci sono anche i documentari... il che rende il fatto ancora più grave). Con gli animali faccio le vocine, come fanno le nonne coi nipotini. Il mio Amato è solito dire che se un giorno avrà modo di essere geloso di me non sarà per un altro uomo, ma per via di una qualche creatura a 4 zampe. Probabilmente mi manca solo di fare festa alle mosche, e mi eleggono Miss WWF.

Una volta nota la mia psicopatia, scatti in voi un minimo di comprensione se mi agito di fronte a qualsiasi cosa che si muova con parvenze "bestiali".
Ordunque, giusto con l'Amato sabato notte attraversiamo un quartiere in macchina e ci approssimiamo ad un bancomat, presi in qualche nostro discorso, quando io tronco la frase a mezzo per urlare "un gatto, amore, un gattino!!!". E dico urlare. E dico che sabato era caldo, e avevamo i finestrini spalancati. E dico che nonostante la città semi-deserta, per l'appunto proprio in quel momento non eravamo i soli ad aver bisogno di soldi.

E c'è indubbiamente anche una creatura zampettante che passa su e giù davanti alla nostra macchina. "Un gatto?" s'interroga l'Amato. "Un gatto?" s'interroga evidentemente dentro di sè l'ometto al bancomat, che giusto in quel momento ha perso di vista il suo Chiwawa nano. Sì, perchè o quello era una versione mignon tascabile di Chiwawa oppure un bizzarro esperimento genetico tra un topo e una piattola. Sicuramente non era un gatto, anzi, un gatto se lo sarebbe pappato in un boccone. Mi accorgo subito dell'errore, e cerco di porre rimedio, e sempre urlando, da brava gallina, rassicuro gli animi: "Beh, veramente non è un proprio gatto...". L'omino al bancomat mi fissa. L'Amato sghignazza.
Io gracchio. "Però, dai, è carino lo stesso!"



(... e, sì, probabilmente avevo questa espressione...)

giovedì 10 luglio 2008

LA MATEMATICA NON E' UN OPINIONE

La mia empatia verso gli esseri umani è inversamente proporzionale in modo esponenziale a quanto (poco) li frequento. Ovvero, io amo il mio prossimo quanto odio me stessa, in fila per 4 col resto di 2.