lunedì 7 gennaio 2008

HALLOWEEN by Rob Zombie




Ho una passione per Zombie regista, e si sa. Per fortuna non sono costretta a scrivere cose non vere e a sperticarmi in lodi immeritate, quando parlo dei suoi film. I suoi film parlano da soli. Sono belli, sono violenti, sono cattivi. Hanno un messaggio, cosa assai rara nel genere horror e splatter. Sono studiati, come si può studiare la realizzazione di un quadro. Non sono solo macchinette per far soldi. Agiscono sul pubblico come una specie di cazzotto sul naso. Magari c'è gente insensibile ai cazzotti sul naso. Ma il sangue che ne esce è copioso, credetemi.

Zombie non tradisce neanche quando affronta una delle imprese più ostiche per un regista: il remake. E il remake di un culto. Come dire: buttiamoci da una rupe e vediamo che succede. E succede che il buon Rob piroetta nell'aria e poi cade in piedi. Fa un film bello quanto l'originale: gli rimane fedele, eppure se ne discosta, lo approfondisce con rispettosa riverenza, lo umanizza, lo incupisce e lo ri-colora. Lontano dalla mattanza voyeristica e visionaria delle sue precedenti pellicole, Zombie pennella sì la sua ultima fatica di sangue e violenza, ma in modo paradossalmente quasi "delicato" rispetto alla prospettiva di uno slash movie realizzato con le possibilità di oggi, e con intenti magari più furbetti. All'impatto puramente scenico ha invece sostituito una storia. Una storia che a differenza dell'originale si chiude, in modo magistrale, e si trasforma in un episodio simbolico di disumanità ai margini di un mondo fin troppo ordinario, piuttosto che in un'infinita manifestazione del sovrannaturale.

L'urlo finale della giovane Boo/Laurie non lascia certo presagire un happy ending fuori dalla pellicola. E' lo stesso urlo di Meyers da piccolo. E' lo stesso urlo di lei da bambina, quando viveva ignara in una famiglia scalcinata e ne subiva incosciamente le violenze. Mike, oltre che un serial killer, pare l'emblema di un destino a cui non si può sfuggire.

La regia di Zombie è anti-poesia. Ogni dettaglio è sporco, eppure ricercato. L'atmosfera è forte e tesa per tutto il film. E non si scioglie neanche con i titoli di coda. Ancora una volta Rob ci ricorda che i mostri sono tra noi. E visti i tempi, messaggio non è mai stato più vero.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo vedrò sicuramente, sopratutto perche "the devil's reject" mi ha fatto impazzire, quindi mi aspetto grandi cose da quest'ultimo film.
More human than human.

Elisaday ha detto...

uff, quindi sarei dovuta venire. pazienza.

Diego ha detto...

Meno male che c'è il buon Rob a tenere a galla l'horror...

Daniele ha detto...

Bellissimo!!!!!!!!!