lunedì 16 marzo 2009

THE WRESTLER

Ci sono molti motivi per cui andare a vedere un film come The Wrestler. Perchè ne hanno parlato tanto, e ha quasi vinto degli Oscar. Perchè comunque ha vinto il Golden Globe. Perchè c'è un grande ritorno di Mickey Rourke. Perchè diciamo che Mickey Rourke non è esattamente quel gran figo di una volta (si chiama voyerismo da massaia: ma te lo ricordi? ell'era tanto bello, bada ora come s'è ridotto). Tra l'altro vorrei ricordare alle massaie in linea che è da un pezzo che Mickey non è più il Mickey di Nove settimane e mezzo. Ma forse Sin city era troppo alternativo per voi.

Poi, vabbè, c'è il motivo più classico: perchè è un film di quelli eroici. Ok, The Ram, il protagonista di The Wrestler, non è esattamente un eroe, anzi, è un anti-eroe, nel senso che se una cosa gli può andare male, beh, gli ci andrà. Ma proprio per queste principio potremmo direi che è l'eroe degli sfigati, e quindi, in quanto tal, anche lui, a suo modo...

Davvero, la cosa straordinaria di questo film, oltre alla sua semplicità, oltre alla parte di Mickey, ritagliata sulla sua pelle e sulla sua storia personale con una bravura quasi sartoriale, è la sua, passatemi il termine... banalità.

Banalità nel senso di cose ovvie, scontate e per certi versi quasi da manuale. Eppure toccanti. La vecchia tigre che sbarca il lunario vendendo se stesso nei modi più biechi, ormai solo, lontano e tenuto a distanza dagli affetti, dal benessere di una vita anche solo medio-borghese, ormai macchietta del suo glorioso passato eppure ancora così attaccato alla vecchia idea di se stesso da credere che l'applauso della folla sia l'unico calore umano di cui potrà godere è infondo, banalmente dicevo, ma fin troppo efficacemente, la metafora dell'uomo moderno che paga troppo spesso, e in modo spropositato, certe scelte fuori dall'ordinario. Apparentemente il messaggio è: tanto in alto sali, tanto in basso sarà la tua caduta, una caduta da cui non ci si rialza veramente, mai. Eppure troppo spesso ci si scorda che anche nell'essere più in fondo alla scala della vita può celarsi una dignità che va oltre ogni limite socialmente codificato.

Un bel film, che fila via liscio e prevedibile, come una fiaba a rovescio, nient'affatto patinato, nient'affatto corretto, quasi un documentario della vita di un ultimo qualsiasi, basta cambiargli faccia e nome. In fondo wrestler non lo siamo un po' tutti?

4 commenti:

Unknown ha detto...

...ed io voglio la sparachiodi!!

Anonimo ha detto...

Oh bentrovata, fata! Ti davo per dispersa! ;-)

Elisaday ha detto...

ha vinto anche il leone d'oro a venezia :D

Gran film

Anonimo ha detto...

Mickey Rourke... come non ricordarlo in Spun???

Ciao streghettina, come stai? e' un sacco che non ripassavo dalla tua caverna!