05 febbraio
PENSIERINO DELLA SERA
... infondo voglio solo essere voluta bene...
06 febbraio
VISIONI DEGNE DI NOTA
"... ho visto cose che voi umani..."
"... se vi parlo di un film, non sempre è per consigliarvene la visione. Anzi..."
THE BLACK DAHLIA:
Attesissimo film tratto da un capolavoro della letteratura. E' come dire che un po' già si assapora la deluzione, e ci si accomoda sulla poltrona pronti a carpire quanto più possibile di bello la pellicola ci trasmetta.
BD non è un brutto film, tutt'altro. E non lo dico perchè io sbavo per le atmosfere retrò/noir/gessate, per le donne maliarde e per gli uomini che non devono chiedere mai. L'unica cosa che delude di BD sono i dialoghi, e quell'atmosfera generale un po' troppo finta, per cui a tratti si ha l'impressione di assistere ad un film anni '40 che fa la parodia di se stesso. Manca il cuore. Manca il morso, il graffio efficace. E' tutto troppo superficie. E' tutto troppo... cinematografico.
Un film che va visto, e che si salva, per l'opulenza visiva, per l'intrigante immaginario, per la patina, per l'atmosfera. Come un bel vestito su un bel manichino. Insomma, è già qualcosa.
LA NOTTE DEL MIO PRIMO AMORE:
Di questo film invece non si può salvare niente: regia, sceneggiatura e recitazione toccano i vertici del pressappochismo e dell'amatoriale. Anche su questa pellicola ero partita un po' prevenuta, ma la sua visione ha superato ogni mia peggiore aspettativa. Ne volete un breve riassunto? Beh, LA NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI incontra NON APRITE QUELLA PORTA... paura, eh?
Fighetti coatti vogliono trombarsi fighette coatte, mentre da qualche parte in una villa sperduta in un bosco il Leatherface de noattri fa cose intriganti a giovani fanciulle sprovvedute, perchè voi non lo sapete, ma in quella casa, tanti anni fa, sono accadute cose orribili, e per tutto il film si prova a tirar fuori da tutto sto marasma una storia che sia almeno onesta e coerente, ma non gliela si fa.
Perfino gli effetti speciali, che oggi sembrano essere l'unica cosa che puoi salvare di certi film di serie Z, sono assolutamente patetici. Neanche Dario argento agli albori della cinematografia horror aveva sangue e budella più finte di queste.
In una parola: pessimo.
"... e poi ditemi che non vi avevo avvertito..."
13 febbraio
SANVALENTINOROSSI
Mamma della Fata:
- Ma domani sera ci sei a cena? -
Fata:
- Perchè non dovrei esserci? -
Mamma della Fata:
- Mah, è la Festa degli Innamorati... -
Fata:
- Appunto. -
19 febbraio
Dimmi Qualcosa Che Non Sia Amore
T. dice che l'amore nella vita vera non funziona più perchè l'hanno messo tutto nei talk show, nei reality e nelle chat. La gente vive la propria sessualità nel tubo catodico.
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T. ha tremendamente ragione.
27 febbraio
VARI TIPI DI FREAKS
Nonostante quello che il titolo potrebbe farvi pensare, questo è un post di recensioni cinematografiche. Ogni tanto devo rendere uno scopo alla mia vita. Siete seduti comodi?
LE COLLINE HANNO GLI OCCHI - UNRATED (... ovvero, il remake...)
Grazioso, ma manchevole. Dal buon vecchio Aja, mente geniale dietro il genialissimo ALTA TENSIONE, mi aspettavo molto di più. Si sa, sono una donna esigente. Un medio orgasmino cinematografico non mi basta. Voglio sudare.
Il film inizia con una intro promettente e dei buoni titoli di testa, ma segue la pedissequa e noiosa lezione di Wes Craven fin quasi a metà dell'opera. Certo, i mezzi dell'anno 2006 contro quelli di 30 anni fa fanno la loro porca differenza. Solo che non si può fare a meno di chiedersi: sì, ok, morte, violenza, distruzione... e allora? Dov'è la novità? Sarà che i mostri figli dell'atomica ahanno (purtroppo?) smesso di spaventarci da un po'. E la storia ci ha insegnato che l'uomo non ha bisogno di mutazioni genetiche per essere malvagio.
Aja usa sangue e plastilina deformante come se piovesse, ma i suoi mostri sono solo violenti, non sono cattivi. Esattamente come dare addosso al leone perchè sbrana e artiglia. La storia si discosta dall'originale, offrendo una miglior prova di sceneggiatura, verso 3/4 del film. L'ambientazione, citando film come NON APRITE QUELLA PORTA (un capostipite con cui tutti prima o poi devono venire a patti), diventa più inquietante e offre ottime soluzioni anche di regia. Bellissimo l'uso dei manichini e del finto villaggio post-atomico. Lo splatterismo raggiunge livelli un po' comici, ma ok, fa scena. L'uomo da vittima comincia quasi a diventare carnefice, forse è un messaggio di rovescio (del tipo ok, per chi fai il tifo adesso?) oppure semplicemente una consolazione: l'essere superiore, il bipede intelligensis, l'homo tecnologicus, deve vincere sempre e comunque. Se non che il finale, gli ultimi 3 secondi, i più intriganti anche se sospettabili del film, ci rendono di nuovo giustizia come spettatori (e lasciano aperta la porta ad un remake/sequel?).
Si lascia guardare. Sicuramente più dell'originale. Ma insomma... il pezzo meglio resta sempre il cane.
IL FANTASMA DELL'OPERA - Brian De Palma
Rispolveriamo questo classico dell'horror-musical e godiamo. De Palma negli anni '70 è un tripudio di barocchismo e cattivi sentimenti, intreccia Leroux, il Faust, Dorian Gray e il Rocky Horror con una perizia da vero Maestro, e se gli si perdonano certi eccessi volgarotti tipici del tempo (e dei mezzi) si apprezza un film di rara bellezza. Il messaggio, sempre attuale, della deformità fisica e di quella mentale, dei "vampiri sociali" e delle loro vittime, è ben legato al mondo dello sciò bisnes con anche la nostra società sembra vivere in perfetta simbiosi. Il truculento è castrato dagli scarsi effetti speciali disponibili, ma non arriva mai a sfiorare il ridicolo: stimola solo la fantasia.
Sia il fantasma di De Palma che i mostri geneticamente modificati di Craven/Aja sono dei freaks. Diciamo che almeno il primo sa cantare e comporre musica. Sono freaks figli della nostra bella società, quella che butta gli scarti sotto il tappeto. Basta non vedere (ecco la maschera di cui tanti freaks devono vestirsi). Ma se il mondo fosse dei freaks, non esisterebbero più i freaks o meglio i freaks... saremmo noi?
venerdì 13 aprile 2007
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